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La ptosi palpebrale: non solo un problema estetico

Ptosi palpebrale, cos’è?

Con ptosi palpebrale si definisce un abbassamento patologico di una o entrambe le palpebre superiori. L’occhio può essere completamente chiuso, in quel caso si parla di ptosi completa oppure può essere solo parzialmente abbassata, in quel caso la ptosi è incompleta.  In caso di ptosi lieve l’abbassamento della palpebra non supera i 2 mm, quando è tra i 3-4mm si parla di ptosi media, mentre se supera i 4mm viene definita grave.

 Ptosi palpebrali, cause

 Le cause della ptosi palpebrale possono essere divise in forme congenite e in forme acquisite.

La ptosi congenita è presente già dalla nascita ed è causata dallo scarso sviluppo del muscolo elevatore della palpebra (quello che chiude o solleva la palpebra), e può essere dovuto al fatto che durante lo sviluppo embrionale il muscolo è stato parzialmente sostituito da tessuto adiposo o connettivo oppure l’anomalia può essere causata da difetti cromosomici, genetici o disfunzioni neurologiche. Quando è congenita la ptosi non migliora con il tempo.
La ptosi congenita è spesso associata nei bambini, a quello che viene chiamato occhio pigro (ambliopia), cioè una visione scarsa in un occhio dovuto a uno scarso sviluppo del sistema visivo, questo può provocare astigmatismo o altri difetti di rifrazione, per questo motivo, come sostiene il Prof. Dario Severino, oculista a Pisa, è necessario e fondamentale intervenire il prima possibile con una adeguata visita oculistica.

Le ptosi acquisite invece hanno molteplici cause e la maggior parte di queste insorge con l’invecchiamento che determina un indebolimento del muscolo.

Vediamo le forme principali:

  • Ptosi miogena, dovuta a una miopatia del muscolo elevatore della palpebra o a una cattiva trasmissione degli stimoli nervosi a livello della placca neuromuscolare. La ptosi infatti è spesso il sintomo di esordio di malattie come la distrofia miotonica o la miastenia gravis.
  • Ptosi neurogena, dovuta a un danno dei nervi che controllano il muscolo elevatore della palpebra.
  • Ptosi aponeurotica, quando c’è un indebolimento o disinserzione del muscolo che solleva la palpebra.
  • Ptosi meccanica (o pseudoptosi), dovuta ad un appesantimento della palpebra a causa ad esempio di un emangioma, un neurofibroma o addirittura infezioni o tumori della palpebra, che impediscono il movimento corretto. La Ptosi meccanica si osserva anche quando c’è un rapporto incongruo tra la palpebra superiore e il bulbo oculare (microftalmo, enoftalmo..)

E’ importante fare una distinzione tra la ptosi palpebrale e la blefarocalasi. Anche se esteticamente simili la differenza sta nelle cause, la blefarocalasi infatti è dovuta ad un rilassamento del tessuto palpebrale che perde la sua elasticità, a causa della diminuzione del collagene. Si manifesta generalmente dai 50 anni in su. In questo caso, anche se non si tratta di una vera e propria patologia, è bene tenerla sotto controllo perché il suo peggioramento può compromettere la capacità visiva, soprattutto quando è molto accentuata e la palpebra arriva a coprire la pupilla.
Per il trattamento della blefarocalasi ci viene in soccorso la chirurgia estetica, alla quale fanno ricorso sempre più persone sia uomini che donne,  con  l’intervento di blefaroplastica che rimuovendo il tessuto in eccesso permette non solo di ottenere un effetto estetico gradevole e armonioso ma anche di aprire e chiudere la palpebra in maniera perfetta.

Ptosi palpebrale, diagnosi

Per fare diagnosi di ptosi palpebrale è importante sottoporsi ad un’accurata visita oculistica durante la quale lo specialista, raccoglie i dati anamnestici, valuta la familiarità, la durata della ptosi, l’età di insorgenza, l’assunzione di farmacie e l’eventuale presenza di altre patologie oculari. Altre valutazioni indispensabili sono:

  • Fessura palpebrale, ovvero la distanza tra la parte superiore e quella inferiore;
  • La distanza tra il centro del riflesso pupillare e la palpebra superiore e inferiore;
  • La funzionalità e la forza del muscolo elevatore della palpebra;
  • La presenza di visione doppia, stanchezza o debolezza muscolare, associate a mal di testa o formicolii.

Sempre in corso di visita l’oculista distinguerà se la ptosi è dovuta a un eccesso di pelle nella parte superiore della palpebra (dermatocalasi).

Altre indagini che il medico oculista potrebbe richiedere sono la TC o la risonanza magnetica.

Ptosi palpebrale, trattamento

La scelta della terapia più adatta è determinata dalla causa e dalla gravità della ptosi palpebrale. Nel caso, ad esempio, in cui la ptosi sia la conseguenza di una malattia sistemica, neurologica o muscolare il paziente verrà indirizzato allo specialista competente che lo prenderà in carico per una corretta gestione.

Quando la ptosi è di grado lieve si può trattare con esercizi oculari per rafforzare i muscoli deboli, oppure si può ricorrere a speciali lenti a contatto sclerali che hanno il compito di sostenere la palpebra.

Nei casi di ptosi palpebrali più gravi si può ricorrere alla chirurgia che ha lo scopo di riportare la palpebra nella sua posizione originale e bilanciare così la simmetria con la palpebra dell’altro lato, ritrovando dunque uno stato di benessere. Potrebbe essere necessario più di un intervento ma nella maggior parte dei casi la chirurgia è in grado di ripristinare sia l’aspetto che la funzionalità della palpebra.