Se è abbastanza normale vedere, in casa Ducati, un modello di moto famiglia Superbike che ‘diventa’ una vera e propria moto da strada, è perché è un po’ nel DNA – potremmo dire – della Casa Ducati saper trasformare ed innovare un mezzo se necessario trasformandolo in una moto da corsa. Una capacità di innovazione, di intervento ex-post che ci ha regalato delle moto davvero bellissime e delle sensazioni uniche e speciali, grazie alla capacità da parte della ditta di Borgo Panigale di trasformare una moto in una da pista. Una situazione particolare riguarda invece la Panigale Speciale Bursi Evolution una moto che non è stata concepita per l’utilizzo su asfalto del circuito, nonostante la complessa preparazione che si trova alle spalle di questa moto.
Ed infatti il preparatore della Panigale, Gianfranco Bursi, modenese, l’ha allestita su richiesta del proprietario per consentirgli di poter continuare a correre su strada. Ma come è successo? Che tipo di modifiche sono state implementate per ottenere un risultato simile e secondo quale logica? Andiamo alla scoperta di un modello davvero straordinario, pensato per vincere e per sconfiggere luoghi comuni.
Personalizzazione per la corsa su strada
Certo, ci si può chiedere come sia stato possibile ottenere un simile risultato su una moto priva di gruppi ottici, di targa e di ogni altro sistema idoneo per le moto da corsa. La risposta è semplice: questa Panigale è stata predisposta per un tipo particolare di gare, quelle che vengono effettuate sulle normali strade statali chiuse al traffico e non sulle strade ‘classiche’ da corsa, e quindi questa moto è stata predisposta per incontrare quelle difficoltà tecniche che ogni moto trova sull’asfalto normale, ogni giorno. Le gare su statali richiedono comunque moto di grande carattere, preparate ad hoc per affrontare tutte le sfide che competizioni di questo tipo possono richiedere. Bursi ha tentato di intervenire sulla Panigale per modificarla senza cercare la prestazione in termini assoluti, ma ottenendo una moto solida e valida che consentisse a questo mezzo di districarsi anche su curve strette come quelle che sono tipiche delle strade ‘normali’, e che le permettesse insomma di partecipare anche al campionato italiano velocità in salita. La moto è stata messa a punto anche sotto il punto di vista della ciclistica, per consentire al pilota di manovrarla al meglio anche sulle superfici non lisce, ad esempio come l’asfalto classico della strada. Sotto questo punto di vista, si è intervenuti sulle sospensioni ma anche sulle geometrie del mezzo.
Bursi ha scelto così di lanciarsi in una nuova, appassionante sfida a faccia a faccia con una moto da costruire tenendo conto di diverse esigenze tecniche e delle prestazioni sportive. Bursi ha pensato di intervenire anche sulle piastre che sorreggono il motore ed il perno del forcellone, e di regolare in altezza il Pivot, proprio come avviene sulla Panigale R. Le modifiche, come quelle della forcella Marzocchi, consentono di ottenere dei risultati che sono interessanti e sorprendenti dal punto di vista delle prestazioni che si ottengono.
Il retrotreno è stato gestito in modo differente, lasciando al posto del classico prodotto di default un Ohlins TTX, una serie che consente di effettuare diverse tipologie di regolazioni a seconda delle esigenze del guidatore. Da notare anche la presenza dell’ammortizzatore dello sterzo trasversale, che è perfetto per la gestione delle buche oppure dei dossi che, come sappiamo, si possono ritrovare facilmente quando si tratta di dover gestire una strada che non è perfettamente liscia ma che presenta dossi oppure avvallamenti, come quella normale per l’appunto. Insomma, un capolavoro di ingegneria tecnica che strizza l’occhio alla massima personalizzazione della moto.